Interrogazione a risposta immediata 3.01855 del 27 settembre 2011 presentata dall’on. Muro e risposta in aula mercoledì 28 settembre 2011

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Interrogazione a risposta immediata 3.01855 del 27 settembre 2011

presentata dall’on. Muro

Risposta in Aula mercoledì 28 settembre 2011

Iniziative del Governo in ordine ai sequestri delle navi Savina Caylyn

e Rosaria D’Amato e alla liberazione degli ostaggi

MURO

Al Ministro degli affari esteri.

– Per sapere – premesso che:

dal mese di febbraio 2011 sono state poste sotto sequestro, unitamente agli equipaggi, la moto nave «Savina Caylyn» e, dal mese di aprile 2011, la moto nave «Rosalia D’Amato»;

 nonostante le numerose rassicurazioni arrivate dal Governo, e nonostante l’assoluta ragionevolezza dimostrata dalle famiglie degli undici marittimi italiani sequestrati, il tempo intercorso dal sequestro non risulta più tollerabile;
a sostegno delle legittime aspettative dei marittimi e delle loro famiglie si sono mobilitati cittadini ed istituzioni, che il 7 settembre 2011 sono intervenuti a Roma ad una manifestazione molto partecipata, a margine della quale le famiglie hanno incontrato i vertici istituzionali e, in particolare, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta;
ad oggi, non sembra essere stata messa in opera dal Governo, e soprattutto dall’armatore, alcuna azione significativa;
nei giorni scorsi sono giunte telefonate allarmanti alle famiglie da parte dei marittimi sequestrati, i quali dichiarano di essere allo stremo delle forze e sotto la costante minaccia di torture;
in una situazione così critica, appare all’interrogante «pilatesco» il comunicato del Ministero degli affari esteri dal quale si evince, dietro burocratiche e vaghe frasi di circostanza, che di fatto si intenderebbe scaricare sulle famiglie l’onere di una scelta sul da farsi al fine della liberazione dei marittimi;
l’interrogante, insieme ad altri parlamentari, ha più volte sollecitato il Governo ad impegnarsi più attivamente e concretamente per liberare i nostri connazionali, anche in considerazione del fatto che le navi sono, secondo la legge vigente, territorio italiano ovunque si trovino -:
quali iniziative il Governo, per quanto di sua competenza, intenda porre in essere per ottenere l’immediata liberazione dei cittadini italiani sequestrati.

Risposta in Aula mercoledì 28 settembre 2011

Illustrazione dell’on. Luigi Muro

Signor Presidente, nel febbraio del 2011 prima e nell’aprile dello stesso anno due motonavi battenti bandiera italiana, quindi territorio italiano, sono state sequestrate in Somalia. Mi auguravo che oggi fosse presente il Ministro Frattini, non per mancanza di rispetto per il Ministro Vito, che ha tutta la nostra stima per la sua autorevolezza, ma perché dopo sette, quasi otto mesi, di silenzio burocratico del Ministro, rotto solo qualche tempo giorno fa da un’intervista televisiva, ci aspettavamo un intervento e una presa di coscienza più forte da parte del Governo.
Le famiglie, undici famiglie italiane, sono state lasciate per lunghissimi mesi in silenzio. Chi vi parla, insieme ad altri parlamentari di tutti gli schieramenti, ha cercato anche di supportare, secondo le nostre competenze, queste difficoltà, spesso diventando quasi controparte.

Ma a tutt’oggi nulla è accaduto, se non assicurazioni, se non occhiatine compiacenti, se non qualche parola di conforto, da ultimo …dal sottosegretario Letta, in una manifestazione tenutasi a Roma il 7 settembre scorso. Oggi ciò non è più possibile. Vogliamo sapere cosa fa il Governo e vogliamo sapere se tutti cittadini italiani sono uguali o meno.

Risposta del Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito

Signor Presidente, onorevole Muro, le do lettura della risposta fornita dal Ministero degli affari esteri. Il Ministero sottolinea che la sorte degli stralci della Savina Caylyn e della Rosaria D’Amato costituisce una preoccupazione costante del Governo italiano sin dalle prime ore dei due sequestri. Il Ministero fa presente che è stata subito avviata una azione ad amplissimo raggio per restituire gli undici italiani e i trentadue stranieri a bordo delle due navi alle loro famiglie.
La primaria preoccupazione è sempre stata quella di evitare di mettere a repentaglio le loro vite. Il Ministero degli affari esteri fa presente che si è pertanto esclusa un’azione di forza per liberare gli ostaggi perché questa rischierebbe di avere un costo in vite umane che nessuno è disposto a sostenere.
Il Ministero degli affari esteri comunica che il Governo ha quindi da subito sviluppato una azione diplomatica e di intelligence ad amplissimo raggio che ha dovuto tenere conto sia del complesso quadro internazionale che dell’ampiezza del fenomeno della pirateria. Il Ministero ricorda che allo stato attuale vi sono ottantanove navi nelle mani dei pirati e che il fenomeno ha fruttato loro nel 2010 oltre 80 milioni di dollari. Come è noto, l’ONU ha adottato una risoluzione che obbliga gli Stati, senza esclusioni, a non alimentare con il pagamento dei riscatti questa grave forma di crimine internazionale. Si sono pertanto svolte in luglio, su incarico del Ministro degli affari esteri, le missioni dell’onorevole Boniver, suo inviato speciale per le emergenze umanitarie, in Tanzania e a Gibuti e quelle in Somalia del sottosegretario Mantica che ha incontrato sia il Presidente Sheik Sharif Sheik Ahmed che quello del Puntland. Facendo anche leva sul forte impegno italiano contro la carestia e per la stabilizzazione della Somalia, le più alte cariche dei Paesi della regione sono state sollecitate nel corso di queste missioni ad attivare tutti i canali possibili per favorire la liberazione degli ostaggi e ad evitare iniziative che possano mettere in pericolo la loro sicurezza.
La settimana scorsa il Ministro Frattini ha ulteriormente alzato il livello della nostra azione, promuovendo un presso le Nazioni Unite, a New York una riunione sulla Somalia in cui sono state decise delle importanti azioni contro la pirateria. Particolarmente significativo inoltre è l’incontro che Ministro Frattini ha avuto, sempre a New York, con il Premier somalo, il quale ha assicurato che fornirà l’apertura di un canale di dialogo con i rapitori e non risparmierà alcuno sforzo per ottenere la liberazione degli ostaggi. Il Premier ha anche tenuto ad inviare un messaggio alle famiglie degli ostaggi, ribadendo che la loro liberazione viene considerata un obiettivo della massima importanza. È proprio partendo da questo importante impegno del Primo ministro somalo che il Governo intende continuare a sviluppare la sua energica azione. Entro breve il sottosegretario Mantica tornerà nella regione per mantenere elevata la nostra pressione diplomatica.
Una pressione che, come ha comunicato il Ministero degli affari esteri, il Governo continuerà ad esercitare con la dovuta pazienza e discrezione. Mai, come in queste circostanze, il Ministero degli affari esteri ritiene che vadano messe da parte le nostre distinzioni, per far prevalere quello spirito di collaborazione che possa contribuire a riportare a casa tutti gli ostaggi.

Replica dell’on. Luigi Muro

Signor Presidente, ovviamente siamo totalmente insoddisfatti, non tanto della risposta del Ministro, che è una risposta rispondente alla fotografia di quello che è accaduto, ma guardiamo la sostanza.
Probabilmente, per avere una risposta, prossimamente presenteremo un’altra interrogazione, chiedendo come mai in pochi giorni si sono liberati alcuni giornalisti poco tempo fa. Cosa è successo per la Sgrena, per Mastrangelo e per le due Simone?
Forse, rispondendo a questa interrogazione troveremo anche la soluzione per portare a casa dei cittadini che non sono di serie «B», ma sono dei marittimi che lavorano quotidianamente, che non hanno nemmeno il diritto al voto e che forse avrebbero diritto a tornare dai propri cari.

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